comunque mi fa schifo tutto quello che scrivo ultimamente, ma debbo farlo. so io perchè.
Mese: agosto 2018
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Salmoni quantici
tagliare il reale per esporre il silenzio nella sua nudità
un osceno tifone d\’amaranto decise che era giusto radere al suolo il regno intero per uno scherzo molto pigro del destino che mai si ricorda di farti sorprese del tipo una donna fatta di soldi fatti di krapfen al gianduia damascato avveneristico e al contrario.
Mai. o Quasi,
Quel giorno infatti, passata la tempesta, dalle macerie della città in pensione nacque una Venere apocalittica e al sentore di zenzero, quanto è ovvio, nemica di ogni passione o altrimenti iniquità dilaganti che tutto possono e prevedono e fanno.
Sua nemica principale nell\’economia del racconto era la sua fantomatica sorellastra, Burgunda, nata da padre ignoto e madre d\’altri, parassitando le attenzioni e le coccole e dio solo sa che altro, Burgunda si fece strada nei sobborghi londinesi di fine ottocento tra un merletto e un aringa sotto sale, immagino, diventando così in breve tempo il capo di qualsiasi cosa avessi in mente all\’inizio dell\’enunciato.
Facciamo della yakuza anzi no, la Triade Cinese.
Burgunda quindi, temutissimo capo della fantomatica triade cinese che apre i negozi in italia e i ristoranti e i centri unghie con massaggi, decise che era giunto il tempo e il luogo di farsi un bagno clamoroso nella vasca in marmo stile scarface col megaschermo tutto intero e tanto di lacchè, perchè e un oceano di purea di fragola che le facea da contorno.
Si.
Sua sorella invece, povera per partito preso, non avea nome nè volto ma aveva un culo da multare in pubblica piazza cinquecento volte al giorno.
Non successe niente e i personaggi morirono senza mai incontrarsi nè pensare pure per sbaglio l\’uno all\’altro, ma settecento mesi dopo al vescovo maggiore di Capital Sette gli venne in mente di declamare a tutti quanti il piu\’ maggiore dei reati:
Udite, popolo osceno fatto di occhi e stupide orecchie da masticare, dio boia, si, sono un vescovo e posso dire dio boia, se non lo posso dire io chi altri sennò, comunque, popolo boia fatto di capre al pascolo di un erba diabolica e infatti azzurra come il peccato, ma insomma, niente.
Sterile come una papera di gomma.
Ma siccome a noi ci piace che finirlo su in bellezza: Sborra.
Sperma.
Gomma dura a masticare. -
dimentico di ogni sentore, affranto mi recai in un luogo fuori dal tempo per osservare da vicino il respiro asincrono del vuoto.
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tutto è morto qui dentro, per assenza di respiro.
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solo parole come schegge taglienti che graffiano insieme
vetro e orizzonte
pelle e speranza
ogni virgulto pasciuto per caso
novantanove isterie dilaganti
rappresaglia oscena di ogni errore avessi mai potuto compiere, ma di soppiatto, Dio solo sa – se di nascosto. -
sulla mia tomba fate scrivere
\”grazie per non avermi accolto\” -
i grandi pensatori.
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perciò cerca la rettitudine indagando sull\’iniquità.
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allora, dunque, ricominciamo
richiami fintocatartici imbalsamati da salami che hanno perso la gioia di vivere, gatti morti per caso, gatti morti in culo, richiamatori pseudoquantici che non dicono mai quello che pensano, veramente, poi del resto una protonoia siderale, a cui non penso mai durante le ore del giorno, occupato come sono a godere del respiro sincopato della mantide.
Foie gras. -
e comunque scrivo molto meglio di te, che fai caghèr.
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so che ti piace essere insultato, ma mi sto semplicemente allenando per non perdere la mano, brutto coglione che non si fa mai i cazzi suoi etc etc.
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rimbrotti granitici lasciano il fianco alle carezze di un vento sbagliato, ma dolce, pomposo, insegue petali fatti di luce, poi nervi, poi gomma.
Immola il sogno alla plastica bruciata, congrega eterea d\’idrocarburi evanescenti a cui non piace parlare d\’amore. -
piacevole al tatto, sentore suadente, scivola sul cielo di marmo con armi imperfette dedica sguardi alla noia.
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come si diventa cattivi a un certo punto.
maliziosi, meschini, pavidi, bugiardi.
furbi invece, quello mai, mai abbastanza a quanto pare. -
comunque mi sono di nuovo rotto il cazzo di quasi tutto.
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fili di nylon che ci uniscono a dio inerpicandosi sopra ai quindici angoli delle sinapsi.
dio del suono, dio del vuoto, dio del dolore. -
navigando a secco verso i confini del vuoto notai desinenze oscene porgere il fianco a pensieri sbagliati, luoghi ombrosi che fanno da casa ai protovermi striscianti di cui tanto ci piace riempirci la bocca nelle occasioni più impensabili.
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in balia di un inutile sentore di gomma bruciata
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ascolta l\’antirespiro dell\’onda che riverbera ingannevole entro un cerchio scavato a terra sommuove ricordi antesignani a profezie qualunque, irragiungibili, cangianti e mai fedeli a se stesse.
i fantasmi si proiettano sul muro – in parata che non ha fine, gli occhi, vuoti, riempono l\’atmosfera di squallore e un netto senso di consolazione.
Quanto è strana la vita alle volte. -
daini morti, lasciati trasportare dalle ondate mefitiche del suono protomorboso
tristezza eonica, forse, rimpianti, rimorsi, ferite che non si ricuciono
eppure ci provi
nel senso
tu stai sempre lì a pensarci
ma non è così che funziona, dicono
perduto
labirinto d\’asfalto
catrame
odore di zolfo
viziosa rinuncia
d\’architetture gotiche, syntobarocche –
andare avanti in apnea
hai bisogno di strane sensazioni nel cervello e lungo il corpo
quando l\’omnimorte si fa carne, pensiero e vibrazione d\’onda
angoscia, risentimento, paura
contro il principio di ogni speranza
dissolvimento(fade away)dicotomia insapore di una nicchia nel tempo. -
piccoli segmenti di codice matematico universale si riversano caustici sopra al lato scosceso delle cose
il tutto ha un odore nauseante di chiuso, stantio, in decomposizione. -
restare delusi
la solitudine è come il miele della notte
e io ne sono al centro
incastonato lì per sempre
nulla di quello che vedi potrà quindi avere fine, un giorno, probabilmente del resto ti dimentichi spesso di chiamarti per nome e questo ti provoca una strana sensazione di conforto che tiepidamente ti pervade la spina dorsale a partire dalla base ed espandendosi pian piano fino al tuo, di cranio in pensione.
e non succede mai niente ma sono sempre incazzato.
tranne rari momenti di apatica noncuranza, stoica stolida eroica nonchè ultimo bastione
dell\’ultima parvenza di sanità mentale che dovrebbe appartenermi
a quanto pare
se soltanto avessi saputo come andava a finire
se soltanto non avessi mai cominciato a fare o non fare cosa? Mi chiederei se avessi voglia, adesso, di stare qui a parlare per ore con chi?
Diodiavolo, mannaggia, lo vedi che mi fai arrabbiare e poi tra l\’altro per quel che mi riguarda, pure senza un motivo logico o razionale o anche solo dal bel suono che ne so, col bel nome, culo e tutto il resto.
Sempre.
Quasi mai.
L\’hexen arrivato da Madrid è abbastanza scarico e non fa quasi un cazzo, oltre a bruciarti il naso come una schioppettata carica a sale grosso e api del Kilimanjaro. I sintonoidi invece, strapotenti, come al solito, pure troppo, mal di testa, odore forte di neuro ustione permanente e non mi piace.
Per questo ho comprato il fumo.
Insapore.
Meglio di quello dell\’altra volta che dopo un pò puzzava.
L\’erba mi ci vorrebbe per essere felice, l\’erba e una storia d\’amore con una paralitica drogata appassionata di videogame che ne so, oltre che di pompini solo a me perchè è tutto mio mio e solo e sempre mio.
Solo io so perchè la voglio paralatica, ma potrei anche rapirne una e nasconderla per anni giu\’ in cantina ma prima dovrei trasferirmi in una casa con cantina.
Pero\’ se dopo mi sgamano non è una bella cosa e io ho di solito anche molta paura delle ripercussioni quindi mi sa proprio che non lo farò.
Di rapirne una intendo.
Mannaggia.
Se volete rapisco voi mi firmate la delibera.
Se siete maschi vi torturo e basta senza violenza sessuale.
Forse con un bastone adunco.
Comunque, non dovrei parlare di questo quanto di cose molto più belle e del tipo
fiori e miele di rondini e nuvole che assumono forme a te congeniali perchè ti piacciono le cose morbide e puffose come un coso di cotone adagiato su di un cielo che in realtà è un lenzuolo di un bambino gigantesco che vive oltre l\’orizzonte, credo, e va a dormire quando tu ti svegli e oltremodo viceversa, come è ovvio, d\’uopo e tipo un film d\’azione anni \’90 alla fine ti baci pure la tipa con la quale avrai scambiato si e no due parole in tutto il film delle quali una di esse era un rutto.
Che schifo le occasioni.
Che schifo chissà che altro.
Vabbè per oggi credo sia tutto, mi dovete dei soldi adesso soprattutto se avete letto golosamente tutto d\’un colpo e chissà perchè poi, chissà perchè… -
vivo in un inferno edulcorato.