L’unico palese difetto del LSD è che puoi usarlo una volta ogni otto giorni, a meno di non raddoppiarne la dose, per poi quadruplicarla e via dicendo.
Mese: Maggio 2021
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tolleranze
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del tipo
can u feel the powa of my escrescenza
and so on
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buio alfa e luce omega
io sono l’origine e io sono la fine, anche perché prima e dopo di me non c’è stato e non ci potrà mai essere niente, almeno per quello che mi riguarda.
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L\’unico palese difetto del LSD è che puoi usarlo una volta ogni otto giorni, a meno di non raddoppiarne la dose, per poi quadruplicarla e via dicendo.
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buio alfa – luce omega
io sono l\’origine e io sono la fine, anche perché prima e dopo di me non c\’è stato e non ci potrà mai essere niente, almeno per quello che mi riguarda.
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sei meno fastidioso di una zanzara a dicembre.
vengo lì e rido delle tue supponenze.
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Sei così triste che ci hai rotto il cazzo.
Matematico e alieno.
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We hate you
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sogno 14.937
stanotte ho sognato di dare la caccia a dei loschissimi individui che si appropriavano dei miei impulsi psichici.
si nascondevano nei meandri dei garage sotto casa dei miei.
li sconfiggevo, tra l\’altro, con una palla ambrata di pura energia cerebrale.
prima di arrivare a quelli che comandavano il tutto, ho scelto di tornare indietro e cominciare d\’accapo, dando però così loro il tempo di fuggire in una limousine con i vetri oscurati.
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poi mi dicono che sono l\’eretico, io… l\’epicureo.
LORO MI DICONO CHE SONO L\’ERETICO IO?????
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del tipo
settanta volta sette
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People say I\’m no goodBut they never never do they sayWhy their world is so mixed upOr how it got that wayThey all look at me and they frownDo I really look so strangeIf they really dug themselvesI know they\’d want to change
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pe fa la vita meno amaraaaa
me so comprato sta chitaraaaa
e poi non la so più e non la voglio neanche sapere.
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desinenze oscure di loschi individui con intenzioni morbose
ci sguazzo dentro da quando sono nato
ho imparato a distinguere
languide ossessioni dalle impronte maniacali, strani riti e faccende da dimenticare.
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“I poeti che strane creature
Ogni volta che parlano: è una truffa”
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vi odio tutti ma ho bisogno di qualcuno.
sentirmi solo mi mette l’ansia, la tachicardia dell’esistenza.
amerei starvi a parlare per ore
del vuoto cosmico, quasi pneumatico, che ci pervade lo sguardo
inghiottendoci dal di dentro
divorando ogni sorriso elargito per sbaglio
ogni noiosa lacrima versata sul tessuto lacerato delle relazioni.
sono il poeta di quello che non ho.
il cantore di ciò di cui non ho bisogno.
acrobata fin troppo prudente, annoio un pubblico che meriterebbe solo pagliacci, leoni tristi e calci nei denti.
popcorn e patatine sono gratis ma carichi di un veleno letale, che spero un giorno ci uccida tutti, piangendo.
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non amo tutto l’universo ma solo attimi di esso
riesco a percepire poche corde distillare
concentrati ed elisir di sorrisi – quasi ghigni – di soddisfazione feroce
animale di psicologia frattale
matematiche oscure che non significano un bel cazzo di niente
di fronte alla mia voce
l’unica Legge impone il ritmo necessario alla creazione e l’anima pulsante ancora spinge per uscire
– pneuma violento, irregolare, insegue lesto le ragioni dell’orgasmo e con esso il seme primo della fine.
sogno un giorno di affrancarmi dalle prigioni di un karma impenetrabile – mai stato comunque così palese.
Ostilità e devianze sono i balocchi di uno spirito inerme che non sa dimenticare.
Ambisco alla folgore, la ragione stessa dell’amore
devasto senza remore ogni traccia del caro senso comune e mi faccio beffe della logica che mi ha portato a dimenticare il mio nome.
adesso Sono, adesso Esisto
nonostante il vento d’acido e il mare di bile
i loro sguardi – pugnalate poco profonde
e io non perdo l’equilibrio, sulla voragine del fato danzo e medito cantando
melodie sotterranee che dividono il cielo seguendo le scie di costellazioni inique
dimenticate da eoni
ma imprescindibili lungo la rotta della comprensione distorta.
Obliquo, laterale e sfuggente
fantasma anemico nel labirinto dell’Ego
riesco a dedurre
da forme putrefatte nature morte e corpi in decomposizione
profumi suadenti e lame che tagliano le ombre.
mannaggia.
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” Io non ho visto né udito alcun dio, nel senso d’una percezione finita dei miei organi; ma i miei sensi in ogni cosa scoprivano l’infinito, e allora, quando ebbi certezza, e l’ho tuttora, che la voce della giusta indignazione è la voce stessa di dio, non mi curai delle conseguenze e scrissi.”
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notti di silenzi appaganti come puttane dai fianchi larghi
vellutati e morbidi come i prati che merito per diritto di nascita – fortuita
puramente casuale
affascinato dalla logica illusoriamente randomica della vita oltre la morte
compongo
assuefatto alla disperazione
coadiuvato da un gruppo sparuto di demoni lanciati a bomba contro la noia
io contratto, con entità da me create
futuro incerto di note poco soavi ma meravigliose
con la loro ingordigia cronica
con la necessità brutale di stare ancora ad ascoltare
flussi ematici di desideri in cancrena.
pompa infatti nel cuore solo una luce fredda che non abbaglia, ma inganna
solo stupide falene che già bramano la morte
con le ali cariche di veleno e polveri soporifere
grazie a una sottile forma d’odio ancora insisto
rubo l’aria a voi non-morti e mi dimentico di stare a pensare.
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sincero come un calcio sparato nel culo
non mi rendo conto di esser vero ed evado
l’equilibrio precario rende il verso più realistico ma non credo proprio che continuare a resistere all’evidenza mi sia poi così d’impiccio
riguardo a quelle situazioni che mi vien facile ignorare.
grassi fiori esotici vomitano i pollini lisergici che mi addormentano la coscienza
vivo meglio in trance che da sveglio, questo è ormai assodato
e per questo sbatto la testa contro ogni muro degno di essere distrutto.
ma non ci riesco, faccio fagotto, rinnego il mio nome e indispettito ritorno sui miei passi.
lo so che sono pazzo, per fortuna, mai ambito o sperato il contrario.
vi guardo nutrirvi gli uni degli altri, cannibali consapevoli e perciò colpevoli come la plebe –
chiamandomi fuori dalle spirali di sangue marcio, fango e catrame.
poi l’illusione lascia spazio alla dura consapevolezza di essere sporco come tutti gli altri
di lacrime innocenti, vittime designate del mio risentimento.
repentino mutamento a cui è impossibile resistere
il tuo respiro fende gli atomi ma non è adatto
e tu lo sai
ai giorni banali ai quali fuggo dormendo.
la poesia dell’abbandono, ritrovo il senno e mi dimentico chi sono.
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mi è capitato di vedere la bellezza stagliarsi nitida sullo sfondo di marmo eterno costituito dal fuoco di un’anima che arranca, affogando
nelle insicurezze di una via sbagliata ma dolce come un nettare che non ci è dato neanche di sognare
se una bestemmia serve a scuotere l’universo
io sono l’unica ragione al mondo per continuare a rubare agli dei
movimenti meccanici di ali che bruciano troppo in fretta
la voglia di stare ad ascoltare altre stronzate.
accolgo volentieri il mio respiro mentre uno strano senso di tranquillità quasi molesta, pervade il cuore non ancora incattivito dagli eventi.
mentre ambisco alla saggezza, almeno credo, rubo ancora istantanee di piacere illegale
riuscendo a godere del dolore che trabocca dallo spirito del mondo –
che rimane in attesa
sospeso tra le onde corte del suono fantasma che tutto avvolge, invisibile e compatto
impalpabile e onnipresente
cupo e squillante come le trombe di un’apocalisse a caso
divulga conoscenze eteree e devasta, con gusto antico
ogni attimo che alla gente proprio non piace stare a immaginare.
(sono vivo, sono morto, sono allegro, sono storto, didascalico a tal punto che mi annoio e brucio tutto per dispetto)
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umori a tenuta stagna
cavalco l’onda di un dissenso spontaneo, liberatorio
d’inadeguatezza plateale
bellissimo, per quello che riesco a ricordare
distratto come sono dall’armonia delle costellazioni interne
mentre le ombre affilano il veleno
marionette senza fili danzano e distorcono il suono vuoto della mia chimica cerebrale.
sono io stesso il mantra che invoco mentre il mondo intorno a me si rende elastico
strade affollate di nonsensi feroci, voraci –
tendono a ricordarmi di esser vivo nonostante la pesante assenza di una ragione, una qualsiasi
per continuare ad esser vero, pulito – quasi innocente.
dedico canzoni un po’ contorte solo ai figli dell’abisso;
possano trovare – aldilà della tempesta
fiumi di smeraldo liquido e quarzo armonico
mercurio vivido e pulsante nelle vene ubriache di paure mai sopite
contraltari di speranze sorde ad ogni stupido frammento di buon senso.
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statue di zucchero siderale prendono forma d’avanti ai tuoi occhi meravigliosi e allibiti –
consolano, facilitano la masticazione delle inezie cosmiche tanto care a noi bambini dell’oltretomba e ridendo, danzano in circolo attorno alle anime dei pavidi.
un sospetto osceno si fa strada attraverso secoli di rabbia mai sopita mentre mi lancio a testa bassa contro i demoni che costellano i miei incubi più interessanti.
ero una cometa di luce pura destinata a frantumarsi contro un muro di macerie ignobili e bisogni
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4 mani 1 tastiera #2 (600mg di caffeina)
attimi di gioia feroce, impura
investono le sue carni nude, vibranti di conquiste ossequiose
su corpi sub-reali in un universo in movimento che forma geometrie
striscianti, concatenate alle spirali del piacere
ali che si aprono su una sontuosa tempesta di velluto madido di promesse ululate a un cielo perituro, boreale, simpatico.
scardino le porte delle sue labbra, mi accoglie.
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ipnotizzato da meccaniche aliene al logos rappreso in grappoli e grumi esadecimali
concedo alla realtà la possibilità di non esistere, preferendole di gran lunga
impressioni sfuggenti che bucano, lacerando, il velo stesso del tempo che si ritorce su se stesso.
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cose cattive
che ti arrivano fra i denti
ragioni d’impatto audiovisivo destinate a un pubblico affamato solo di sangue
e sudore e morte
digrigno ogni sinapsi nell’attesa spasmodica
di un uragano che uccide tutti ma solo a rate.
dolcezze equiparabili a notti infinite
accarezzati dal vento lieve che viene dall’oltre.
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poliedri in mutazione sonica
(ambisco) a ritmi da infarto
matrioske sinuose, irregolari, tendono a
punti di luce che disegnano un firmamento immobile, claustrofobico, accogliente.
vorrei saper dipingere
i pollini impazziti del crepuscolo
araldi immaginifici della confusione emozionale
assassini silenziosi che con movenze esotiche
rubano alle ore le opportunità latenti della metamorfosi
ma insisto
riempio i vuoti con sguardi taglienti e gli echi abbaglianti di
un morto che cammina
granitico, inamovibile nelle sue intuizioni che assomigliano a sentenze
luccichio banale come l\’odio
che l\’amore percorre strade ascose, troppo ripide, proibitive.
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You\’d better close your eyes
Ooohhhh bow your head
Wait for the ricochet -
con la forza del mio giovane (giovane) amore
all\’improvviso mi ricordo di essere di carne e di avere delle emozioni ben pulsanti dentro al petto
(malgrado voi)
le emozioni sono sempre sbagliate
stando ad ascoltare certi saggi mirabolanti
ma io ho deciso, almeno per il momento
di stare ad ascoltare
con attenzione
solo il battito irregolare del mio cuore pirata
e commuovermi per le canzoni
e rimanere indifferente ai genocidi del telegiornale
mordermi le labbra e guardare in cagnesco il foglio bianco
con ostinazione.
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\”lasciò ai compagni l\’avventura – di una vita destinata a vivere\”
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scivolato sulla fantasia
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(…) MALGRADO VOI…