Rigurgitare il prolasso.
Mese: settembre 2021
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Giuro che adesso la smetto di auto-referenziarmi, Forse.
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google translator VS Maynard Keenan (dalla Syria con Amore)
I walk on the taut blade above the borders of the void I don\’t worry about the abyss that understands me, infinite under the little astonished gaze of the only actor in an averted tragedy almost by mistake, a desire equal to zero, but an endless desire to look at another step subtle dance in gangrene, seductive seduces me like the spider its prey like a baby and his mother I leap and I am free, with crow\’s wings pointing to the gray sky I still ignore the deceptive glow of the stars and now I see: there is me and only the Silence watching me breathe.
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A proposito, quando chiudo gli occhi – intravedo strani glifi proiettati al neon sopra un tessuto violaceo o bianco ma comunque acido.
Simboli, Grafemi, Glifi, Geroglifici come li vuoi chiamare essi vengono, spontanei, nel sonno e nella veglia
si proiettano sulle mie retine incomprensibili.
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Scrivere mi piace, perché mi proietta nello spirito, ma abbiamo anche dei corpi, Zoon, e tu cosa fai per guarire il tuo corpo?
Io ti darei un sacco di mazzate ad esempio, rincorrendoti a una veloce – necessità.
Nel senso, mi piace imparare a guardare le stelle che guardano le piante che simulano, oscene, il fare del tramonto un’esperienza ossuta, diversa, capace di stare a immaginare ancora sopra al profilo del vento aria fresca da piangere, candida come la neve, sublime come il canto di un Angelo Infinito che a tutti protrae la sua Gloria.
Nel frattempo, inverosimili creature strisciano marciando leste verso un futuro degno di opposizione.
Del resto è facile subirne il calcolo, quando la madre al tramonto non vuole.
E invece Si.
Punto.
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proFumi
La zingara mi ammalia, ma Tu mi Interessi.
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MACHINA 7(7:47)
Voglio ricominciare a guidare, in Realtà.
Ancora qualche dubbio?
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A proposito, quando chiudo gli occhi – intravedo strani glifi proiettati al neon sopra un tessuto violaceo o bianco ma comunque acido.
Simboli, Grafemi, Glifi, Geroglifici come li vuoi chiamare essi vengono, spontanei, nel sonno e nella veglia
si proiettano sulle mie retine incomprensibili.
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La vita è un’esperienza di pre-morte.
E viceversa.
(Fino al momento in cui?)
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Scrivere mi piace, perché mi proietta sullo spirito, ma abbiamo anche dei corpi, Zoon, e tu cosa fai per guarire il tuo corpo?
Io ti darei un sacco di mazzate ad esempio, rincorrendoti a una veloce, necessità.
Nel senso, mi piace imparare a guardare le stelle che guardano le piante che simulano, oscene, il fare del tramonto un\’esperienza ossuta, diversa, capace di stare a immaginare ancora sopra al profilo del vento aria fresca da piangere, candida come la neve, sublime come il canto di un Angelo Infinito che a tutti protrae la sua Gloria.
Nel frattempo, inverosimili creature strisciano marciando leste verso un futuro degno di opposizione.
Del resto è facile subirne il calcolo, quando la madre al tramonto non vuole.
E invece Si.
Punto.
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La vita è un\’esperienza di pre-morte.
E viceversa.
(Fino al momento in cui?)
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Cammino sul filo teso a lama sopra ai confini del vuoto
non mi preoccupo dell’abisso che mi comprende, infinito
sotto allo sguardo poco attonito dell’unico attore di una tragedia evitata
quasi per sbaglio, voglia pari a zero, ma desiderio senza fine di guardare un altro passo
sottile danza in cancrena, seducente mi ammalia come il ragno la sua preda
come un bimbo e la sua mamma
spicco il balzo e sono libero, con ali di corvo punto al cielo grigio
ignoro ancora il bagliore ingannevole delle stelle
e adesso vedo: ci sono io e solo il Silenzio a guardarmi respirare.
Fino a quando poi decido di schiattare,
spegnermi e morire.
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mannaggia, di nuovo
non amo tutto l’universo ma solo attimi di esso
riesco a percepire poche corde distillare
concentrati ed elisir di sorrisi – quasi ghigni – di soddisfazione feroce
animale di psicologia frattale
matematiche oscure che non significano un bel cazzo di niente
di fronte alla mia voce
l’unica Legge impone il ritmo necessario alla creazione e l’anima pulsante ancora spinge per uscire
– pneuma violento, irregolare, insegue lesto le ragioni dell’orgasmo e con esso il seme primo della fine.
sogno un giorno di affrancarmi dalle prigioni di un karma impenetrabile – mai stato comunque così palese.
Ostilità e devianze sono i balocchi di uno spirito inerme che non sa dimenticare.
Ambisco alla folgore, la ragione stessa dell’amore
devasto senza remore ogni traccia del caro senso comune e mi faccio beffe della logica che mi ha portato a dimenticare il mio nome.
adesso Sono, adesso Esisto
nonostante il vento d’acido e il mare di bile
i loro sguardi – pugnalate poco profonde
e io non perdo l’equilibrio, sulla voragine del fato danzo e medito cantando
melodie sotterranee che dividono il cielo seguendo le scie di costellazioni inique
dimenticate da eoni
ma imprescindibili lungo la rotta della comprensione distorta.
Obliquo, laterale e sfuggente
fantasma anemico nel labirinto dell’Ego
riesco a dedurre
da forme putrefatte nature morte e corpi in decomposizione
profumi suadenti e lame che tagliano le ombre.
mannaggia.
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Cammino sul filo teso a lama sopra ai confini del vuoto
non mi preoccupo dell\’abisso che mi comprende, infinito
sotto allo sguardo poco attonito dell\’unico attore di una tragedia evitata
quasi per sbaglio, voglia pari a zero, ma desiderio senza fine di guardare un altro passo
sottile danza in cancrena, seducente mi ammalia come il ragno la sua preda
come un bimbo e la sua mamma
spicco il balzo e sono libero, con ali di corvo punto al cielo grigio
ignoro ancora il bagliore ingannevole delle stelle
e adesso vedo: ci sono io e solo il Silenzio a guardarmi respirare.
Fino a quando poi decido di schiattare,
spegnermi e morire.
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LA GENESI – ATTO 2
E Adamo posò il suo sguardo sul deserto.
Ed Eva andò da lui e lo aiutò a rialzarsi, voleva dirgli qualcosa ma non lo fece, perché non sapevano ancora parlare, ma si intuivano
Eva era rammaricata, desolata e spaventata, oltre che sporca e sudicia come una neanderthalensis, ma Adamo la prese in braccio e la riportò nella Caverna (CASA-CAPANNA).
Ma la caverna ancora non c\’era, infatti c\’era il DESERTO.
Ed Eva stava morendo di sete, oltre che di stenti.
Così Adamo, poraccio, s\’inginocchiò a Dio e gli disse
\”Signore, perdonaci per i \”nostri\” peccati\” – guardando male la povera Eva
E così Iddio calò la pioggia dai cieli nembi-formi e i due si abbeverarono un po\’ attoniti, ma grati, delle acque cadute dal Cielo.
Sorpresi assistettero a questo miracolo.
Abbracciati come Claudio Baglioni e una dodicenne che ancora ci crede, nelle magiche forze dell\’Amore.
E giunta l\’Alba di un Nuovo Giorno, Eva si mette a raccogliere pescalbicocche, mentre adamo fa a botte contro un puma, usando una lancia che non so da dove se l\’era inventata, probabilmente dal cu-ore
o dalla testa, o dalla Terra.
Adamo si specchia nell\’Acqua e poi pesca
porta il pesce ad Eva ma poi un Fulmine cade sulla foresta
!PANICO!
ti dico
la volpe fugge insieme ad Adamo seguito da Eva, inseguiti da un gruppo di mammoth inferociti che nella confusione schiacciano pure i pesci che Adamo aveva portato ad Eva
(mannaggia)
Tutti inciampano e Adamo cade, sta per essere scacazzato da un mammoth ma all\’improviso la fulgore Divina interviene e salva Adamo, per l\’ennesima volta, deus ex machina un po\’ scontato a conti fatti ma procediamo:
dalla folgore caduta su un albero nasce un fuoco, Adamo/Prometeo furbo ne fa una torcia
intercettando così – il segreto del Fuoco
ed allora vai di grigliate, nella caverna, seminudi, coperti dalle pelli di daino simili a quelle per lavare la macchina, ma meno sintetiche
e fu così, che carne chiama la carne e Adamo e la mitica Eva si riconciliano, dopo mangiato, per farsi una bella trombatina e andare al riposo.
Ma proprio mentre si stavano per addormere, la volpe entra di soppiatto nella casa-caverna e ruba un pezzo di carne ad Adamo.
Adamo vorrebbe quasi infuriarsi ma sazio di Eva e di altre carni, e sotto il consiglio di Eva, decide di lasciare andare, almeno per questa volta.
La volpe a sua volta, prova a portare il pezzo di carne alla sua, di Eva, che chiameremo Zavolpe, ma un condor gli frega la carne e prende il volo via lontano, ridacchiando.
Volpe arriva nel luogo dove la sua compagna Zavolpe lo stava aspettando, e ci arriva a mani-zampe vuote, Zavolpe s\’inKazza e gli fa no-no con la testa.
Ma poi sviene dalla fame.
La volpe prova a consolarla, leccandola, quando all\’improvviso Zavolpe femmina tira fuori dal cappello un pezzo di carne ancora crudo, e glielo dà da mangiare.
Il Regista torna su Adamo, che dopo un bel sonnellino ristoratore esce a caccia, proiettandosi fuori dalla caverna.
Eva nel frattempo, è rimasta miracolosamente incinta.
(di chi?)
Adamo corre e lancia una lancia contro i daini ma non li becca –
prende meglio la mira
(Eva è ancora incinta)
e vede la volpe, accompagnata da Zavolpe e prole.
Quasi ha un ripensamento, l\’uomo
(anche la volpe ha il diritto di vivere, insieme ai suoi bambini).
Adamo rilancia il suo sguardo sulla Terra
che stranamente ricomincia a sembrare tale e quale al paradiso ormai perduto
Improvvisamente si ricorda di Eva che è lì nella caverna, ancora pregna del suo seme, ma quando vi ci arriva scopre con sua gran sorpresa che Eva aveva FIGLIATO.
Lo sguardo attonito di Adamo alla vista di quel prodigio non ha eguali, ne paragoni storici ben definibili o riconducibili alla fonte.
Eva invece, sorride dolcemente.
\”E\’ nato nu criaturo niro, niro
E \’a mamma \’o chiamma Giro\”
o forse no, forse non lo chiama \”Giro\” ma comunque lo dà in braccio ad Adamo che col pupo tra le braccia esce dalla caverna, e tipo Simba lo propone sullo strapiombo (da vero inscosciente, folle e geniale) e dice a tutti, (dio compreso)\”Questo è nostro figlio, Caino, non Giro, Caino, ti piace come nome eh? Me lo sono appena inventato, credo, e tu, se vuoi, sarai il nostro signore, ok?\”E il cielo risplende di una musica meravigliosa.(LE VICENDE DI QUESTO RACCONTO SONO SCRITTE NELLA BIBBIA – LIBRO DELLA GENESI DAL CAPITOLO 1 AL CAPITOLO 3)
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Un incubo coi contro-cazzi, quasi.
Non mi ricordo come ero arrivato lì, so solo che mi stava tenendo per mano. La bellissima zingara del luna park. Un corpo da urlo, voluttuoso, grandi seni morbidi come i fianchi, carnagione scura e scarmigliati capelli neri
– come il suo sguardo-
sottolineato da uno strabismo di venere che lo rendeva ancora più ipnotico.
Senza lasciare la mia mano aprì la porta della sua casa, la casa della sua famiglia, un edificio di legno a due piani che un giorno era stato bianco – ma che adesso lasciava intravedere copioso i segni del tempo e dell’incuria.
Dopo la porta una scalinata, mi invita a seguirla, tra le mie risate da ubriaco e gli scherzi affascinati di lei, bella, vitale.
Sui molti dei gradini erano disposti degli strani ammennicoli, gioielli, pietre preziose o di bigiotteria (non mi è dato di sapere), statuine raffiguranti animali ed esseri umani.
Saliamo facendo attenzione a non calpestarli, fino ad arrivare al primo piano, dove su un pianerottolo, una porta a sinistra si apriva sulla cucina.
Mi dice di aspettarla lì, che sarebbe tornata dopo pochi minuti.
Mentre l’aspetto, dalla cucina esce sua sorella, più giovane di lei ma altrettanto bella, molto simile a lei, anche se con forme meno giunoniche e con gli occhi che guardavano entrambi nella stessa direzione.
Poteva avere diciassette anni, la ragazzina, che, sorpresa di vedermi lì, visibilmente agitata comincia subito a dirmi che dovevo affrettarmi ad andarmene, da quella casa, che la permanenza non poteva portare nulla di buono per me.
Riconoscendo come spontaneo il suo consiglio, comincio a scendere le scale per tornare sui miei passi ma la discesa era rallentata, quando non frenata, dalle piccole statue e gioielli che avevo incontrato salendo, perché in qualche modo sapevo di non doverne rovesciare nessuno, pena una qualche maledizione tanto maligna quanto non definita.
Credo di aver sceso meno di tre scalini, quando ecco la zingara, quella che mi aveva affascinato e portatomi in casa, ricomparire sulla scalinata, scendendo dal secondo piano dell’abitazione, vestita solo di una sottoveste bianca e un po’ sgualcita. Non era sola, di fianco a lei infatti c’erano sua madre da un lato e sua nonna dall’altro.
Mi invita a raggiungerla e io, senza opporre resistenza lo faccio. Una volta ricongiuntomi a lei noto in primo luogo che anche sua nonna aveva un occhio strabico, ma poi la mia attenzione è ricatturata dalla bellezza della zingara, procace come poche, dai suoi occhi scuri, dal suo sguardo magnetico…
Fu allora che le carte furono svelate, e non so chi, perché cominciavo a sentirmi un po’ confuso, mi disse che di lì a poco mi sarei beccato tra capo e collo, una di quelle maledizioni coi fiocchi (neri), una di quelle che ti portano alla morte.Sempre guardando la mia zingara, sentendomene sempre più innamorato, dico che non mi importa poi molto della maledizione, che per amore di lei l’avrei affrontata con coraggio, oltre al fatto che mi sembrava di essere già stato in quella casa, una volta, e che non mi spaventava troppo una maledizione che non mi aveva già ucciso una volta.
È stato allora che, tra le rauche risate, una delle tre donne, forse la madre della zingara o la zingara stessa mi ha detto: “sei ti trovi qui di nuovo, probabilmente è perché ti sei suicidato!”
Lasciato attonito da questa rivelazione, mi sembra di perdere conoscenza e poco dopo mi ritrovo ancora a tenere per mano la bella zingara, che stavolta sta aprendo la porta del terrazzo della casa, dove si stava svolgendo una festa.
Gente della sua famiglia che mangiava e beveva, rumorosamente, la zingara mi lascia ancora da solo, invitandomi a trovare posto. Solo che di posto per me, intendo proprio una sedia, in quella festa, proprio non c’era.
Perdo ancora conoscenza.
Mi risveglio su un terrazzo posto più in alto rispetto al primo, un terrazzo molto più piccolo e vuoto, deserto, con una porta che dava su un piccolo solaio. Ci stava una cosa davvero strana sul solaio, poggiata sopra ai tubi di quella che doveva essere una specie di caldaia artigianale, c’era la figura, in pietra, di un felino di medie dimensioni, immortalata nell’atto di balzare addosso alla sua preda, gli artigli sfoderati e le zanne in bella vista.
Oltre a quello, il solaio era vuoto, né finestre né porte, a parte quella che dava sul terrazzo da dove ero venuto, nessuna via d’uscita quindi, ero praticamente in trappola.
È stato allora che ho cominciato ad accarezzare la statua del felino sotto al mento, come se si trattasse di un gatto, anche se dai gatti differiva per le dimensioni del corpo e delle orecchie, visibilmente più piccole.
L’animale di pietra era bardato da una specie di armatura di fattura simile a quelle dei cavalli da guerra, solo che adatta alla testa triangolare dei felini.
Dopo qualche carezza, o meglio grattino, l’animale da pietra che era si tramuta magicamente in un puma in carne ed ossa, un puma nero, una pantera, bardata di verde.
Una pantera incazzata da morire con gli zingari che l’avevano pietrificata.
In qualche modo la pantera crea un’apertura dove prima non c’era, e dal solaio-prigione ci ritroviamo di nuovo nella casa degli zingari in festa.
La prima zingara che incontriamo é la madre di quella che mi aveva portato in casa, non appena vede la pantera la donna, terrorizzata mi chiede “che hai fatto, perché l’hai liberato!?” ma non fa in tempo a finire la frase che la pantera le si avventa contro, divorandole il volto e così svegliandomi e liberandomi contemporaneamente da quello che aveva tutta l’aria di stare diventando un incubo coi contro-cazzi._______________________________________
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Alt(r)e Idiozie LA GENESI – ATTO 1
In Principio, Dio creò il cielo e la terra
e già qui, comincia a starmi un po\’ sui coglioni
e c\’era tutto un casino di acque e tenebra fino a quando Egli disse
SIA LA LUCE!
poi fece anche altre cose che non avevano molta importanza, tipo creare il secco e con esso le terre emerse,
popolare i mari di pesci e protozoi quantistici e il cielo con uccelli di varia foggia e colore
soprattutto quello che ti sta più sul cazzo, perché già ti aveva preso di mira
inoltre non si negò il piacere di creare i leoni e alcuni altri animali, che a loro volta accoppiandosi con i protozoi di cui prima (coadiuvati dagli uccelli (…)) diedero vita ad altri animali e via dicendo
e poi creò te, tuo padre, il nonno di tuo padre e il bisnonno di tua madre
cioè, l\’Uomo e disse:
Non mi ricordo.
Però ti ho fatto a mia immagine e somiglianza, quindi è molto probabile che anche tu, nel tempo, sperimenterai alcuni vuoti di memoria – ma non ti preoccupare che è tutto calcolato, FIDATI di me.
E l\’uomo pensò: mhh…
Allorché, forse per consolarlo, Dio disse all\’uomo: senti, ho creato anche tutte le piante verdi perché ti siano di nutricamento, forse, ora non ti sto qua dire come utilizzarle ma usa un pò l\’immaginazione e tieni due cartine.
Bene, poi ho creato anche questi animali, anche essi ti saranno da nutricamento ma se li mangi farai una brutta fine, tipo reincarnarti in uno di loro per poi essere mangiato da TUO cugino, capisci?
No.
Poi, sempre Lui disse
Ascolta, che qui le cose cominciano a farsi preoccupanti, se proprio ci tieni a non morire di fame puoi mangiare tutti i frutti che ci sono in questo residence per nudisti ma, mi raccomando, non mangiare i frutti di quello che sta al centro del giardino, guarda te lo segno sulla mappa così non puoi sbagliare – vedi? Quest\’albero non lo devi toccare, proibito, tabù, capùt.
E perchè mio Signore, perché proprio di tutti dovrei cibarmi ma non di questo?
-Tu, uomo, FIDATI di me, ok?
-Mh…
Poi Dio si riposò, probabilmente, sparandosi una sega, io almeno avrei fatto così, e così si compì il sesto giorno.
Arrivò il settimo e Dio, osservato tutto il marasma di mattoncini lego che aveva creato disse a sé stesso battendosi il cinque: Mh (cit), sono soddisfatto, sisi, proprio soddisfatto!
E si mise il like da solo, penosamente.
Se ancora non l\’avevate intuito Dio mise l\’uomo (che in qualche modo si chiamava Adamo) in mezzo al giardino dell\’Eden, situato ad est.
Dal giardino usciva un fiume, che irrigava il giardino, poi da lì uscirono quattro fiumi, vi invito a cercarli su wikipedia.
Poi l\’uomo vide Dio che si masturbava ancora una volta (perché annoiato) e cominciò a farlo pure lui, per imitazione, e siccome a Dio non piaceva questo spettacolo, Egli diede all\’uomo nel giardino, uno sfacelo di animali per tenergli compagnia, ma l\’uomo, stanco di giocare a carte soprattutto in solitaria, voleva trombare, e così Dio, approfittando del sonno dell\’uomo prese e gli staccò una costola, così, dal nulla (that escalted quickly!), tipo Kenshiro andò e ZAKK, via una costola e da quella costola creò una bella femmina, di Eva di nome e di fatto, che tutti credono bionda ma poteva essere anche bruna, o viola, o castana di capelli.
Succede.
Succede anche questo, alle volte, a quanto pare.
E così Dio, mai stanco di rompere i coglioni, interruppe l\’uomo e la donna che già si stavano infrattando, e gli disse: FIGLIOLI MIEI, adesso potete copulare liberamente che tanto NESSUNO VI GUARDA, FIDATEVI di ME!
-MHHH!!! (chorus)
e una volta che avrete trombà, cioè copulà, cioè fatto l\’amore, farete dei figli, che ho già in serbo un bel destino per loro, forse, (FIDATEVI DI ME!).
(mhhh…)
E così Eva, felice, si gettò sull\’erba e raccolse fiori per poi farsene una doccia, con i petali.
E Adamo le si avvinghiò all\’utero.
Dopo corsero felici e nel giardino, trovarono una volpe che mangiava.
Allorché gli venne fame (pure a loro) e intravidero un mango-pero.
E si mangiarono i suoi frutti.
Secchi ma carnosi.
Ma Eva ahinoi, forse e per fortuna non era soddisfatta, e adocchiò proprio il Sublime Albero delle Maraviglie esistenziali, ovvero, l\’Albero del bene e del Male, l\’Albero Capùt.
Adamo, pavido come un escremento, provò ad avvisarla, che mica voleva fare a mazzate con Dio, ma Eva allora vide l\’ombra del Serpente e disse uè, è proprio un ombra sexy, non come quella di Adamo, che invece comincia ad essere un po\’ prolisso e un po\’ panciuto, quasi quasi mi mangio una MELA.
Perché quello era il frutto dell\’Albero del bene e del male, la mela, il meno saporito dei frutti del signore, fatta eccezione per le mele verdi che io adoro perché acide come la melma.
E che successe? Eva non contenta di aver disubbidito al Signor, probabilmente sentendosi giustamente in pericolo, offrì una mela pure ad Adamo che come un coglione, ipnotizzato dalle tette di Eva, accettò, suo malgrado.
E allora ecco – apriti cielo! Dio s\’incazzò come una folgore e con un hadouken scagliò via Adamo ed Eva dal paradiso terrestre.
Mannaggia, dirai tu, ma aspetta
innanzi tutto tu, \”Serpente\”, sei stato proprio un disgraziato e per ciò io ti maledico, tu ed Eva non sarete più amanti ed anzi lei ti schiaccerà la testa mentre tu le insidierai il calcagno
poi disse ancor alla donna
\”Brutta puttana, ti sei invaghita del serpente e mò so cazzi tuoi, partorirai infinite volte e credi a me, non sarà facile\”
\”Mentre tu Adamo, è inutile che cerchi di passare inosservato, dovrai lavorare tutta la vita per sta sorta di zoccola e suderai come un cane senza pelle, grasso, sotto la porta di Ciprio\”
\”OOF\”, si udì sgorgare dalle pareti del mondo
Poi gli animali, che si sentivano da soli andarono a trovare Eva e Adamo, al di fuori del paradiso terrestre.
ma Adamo, ancora incazzato con Eva (e giustamente) mandò male pure loro, prima tra tutti, la Volpe.
Successo questo, gli animali incazzati cominciarono a fare battaglia ad Adamo, incominciando col Condor.
Poi vennero i cavalli, che a loro volta cominciarono a lottare (perendo) contro i coccodrilli.
Eva guardava un po\’ pentita, non ancora completamente conscia di aver scatenato tutta \’sta violenza, e scappava di caverna in caverna, inseguita dai dinosauri simili alle arpie.
Ma gira che ti rigira il cameraman torna su Adamo, che si affaccia sopra un baratro e intravede ormai lontano, il paradiso ormai sfocato, ologramma fasullo sopra al deserto della sua condizione.
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FantasieZ (è tutto vero, forse)
Ci stava un giorno un drago discendente da un’antica dinastia di pescatori d’aragoste incancrenite sulla spiaggia del tempo.
Esso o Egli, a seconda delle stagioni, amava ambire a tutt’altro fuorché le cose necessarie alla sua sopravvivenza.
Non era grasso ma pieno di pulsioni e tic psicosomatici.
Mangiava solo pietre e lava e qualche fanciulla ogni tanto, altrimenti si scocciava.
Dall’altra parte del regno di cristallo, comunque, abitava appunto una fanciulla più che appetitosa, bianco l’incarnato e d’ebano la chioma, ossessionata dalle unghie pitturate della sua vicina di casa, tale Esmeralda Buffon, parente di qualcuno che al momento non mi torna.
La fanciulla si chiamava Geralda.
Il drago un giorno vide la foto di Geralda su facebook e se ne innamorò avidamente, mortalmente, cupidamente.
Quella stronza di Geralda tra l’altro, vanitosa come due pavoni omosessuali e ahimè in calore l’uno per l’altro, non si era neanche degnata di mettere una residenza falsa su facebook, e così per il drago, fu facilissimo trovarla e captare, grazie ai suoi poteri magico-mefitici, la sua attuale posizione col gps che aveva posto sul deretano.
vabbe fa cagare ma mi stavo annoiando – appunto.
queste sono venute decisamente meglio, a conti fatti:
da mò ricomincio a fare il serio.
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FantasieZ (è tutto vero, forse)
Ci stava un giorno un drago discendente da un\’antica dinastia di pescatori d\’aragoste incancrenite sulla spiaggia del tempo.
Esso o Egli, a seconda delle stagioni, amava ambire a tutt\’altro fuorché le cose necessarie alla sua sopravvivenza.
Non era grasso ma pieno di pulsioni e tic psicosomatici.
Mangiava solo pietre e lava e qualche fanciulla ogni tanto, altrimenti si scocciava.
Dall\’altra parte del regno di cristallo, comunque, abitava appunto una fanciulla più che appetitosa, bianco l\’incarnato e d\’ebano la chioma, ossessionata dalle unghie pitturate della sua vicina di casa, tale Esmeralda Buffon, parente di qualcuno che al momento non mi torna.
La fanciulla si chiamava Geralda.
Il drago un giorno vide la foto di Geralda su facebook e se ne innamorò avidamente, mortalmente, cupidamente.
Quella stronza di Geralda tra l\’altro, vanitosa come due pavoni omosessuali e ahimè in calore l\’uno per l\’altro, non si era neanche degnata di mettere una residenza falsa su facebook, e così per il drago, fu facilissimo trovarla e captare, grazie ai suoi poteri magico-mefitici, la sua attuale posizione col gps che aveva posto sul deretano.
vabbe fa cagare ma mi stavo annoiando – appunto.
queste sono venute decisamente meglio, a conti fatti:
da mò ricomincio a fare il serio.
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Credo infine che sia la mente a fottermi, unita a un’abbondante mancanza di volontà.
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Ambire all’oscurità e alla luce nello stesso istante…
Non è facile, non lo suona affatto.
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e comunque me ne accorgo e mezzo che il tempo mi deteriora, indebolendo la mia volontà.
credo che sia cosa umana, del resto.
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Quando bevo del vino ho delle strane visioni –
esponendomi intravedo fluidi di rossi e di blu che si sciolgono nella notte
rientrando nell’occhio invece osservo, strane creature zappare felici, le zolle sulle zolle verdi della terra.
Infinitamente.
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La soluzione è: cristallizzare l’Attimo.
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Non so cosa voglia dire, ma secondo me i simboli ci incatenano.
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Quando bevo del vino ho delle strane visioni –
esponendomi intravedo fluidi di rossi e di blu che si sciolgono nella notte
rientrando nell\’occhio invece osservo, strane creature zappare felici, le zolle sulle zolle verdi della terra.
Infinitamente.
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La soluzione è: cristallizzare l\’Attimo.
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Non so cosa voglia dire, ma secondo me i simboli ci incatenano.
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