nel frattempo
Mese: gennaio 2022
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Qualcosa che mi rincuori.
Un malaugurato giorno di gennaio, a marzo, esisteva in una piccola fattoria ai confini del bosco una scolopendra scarlatta di nome Gervanio, con quindici zampe in più dovute a un mutamento genetico atto all’improvement della specie.
Forse.
O almeno così piaceva pensare a Gervanio, Flahnagan, per gli amici.
Gervanio o Flahnagan si era imbarcato in tutta una serie di strani rituali pseudo-fantascientifici, dopo che, una notte, si era imbattuto in una congrega spirituale su facebook.
Congrega atta al dominio delle menti e delle postepay.
Si nutriva di cristalli e ambra.
Aveva il sangue blu.
Elargiva se stesso in determinati ruoli atti a confabularne altri.
Non si innamorò di nessuno questa volta.
Non aveva nemici giurati.
Non gli piaceva risolvere gli indovinelli, tanto che, garbatamente, si infastidiva quando gliene porgevano qualcuno.
Era solito riscaldarsi, nelle intemperanti serate invernali, a una luce fredda come il neon ma graziosa, viola alle volte, quasi sempre rosa.
Gervanio, ermafrodita emancipato, ebbe un figlio da se stesso, tale Rododendro da Rodi, brillante matematico, gran figlio di puttana.
Rododendro a sua volta intraprese un commercio di schede video per pc.
Costavano un rene.
E fu allora che un arcangelo incazzato, decise che era giunta veramente l’ora di fargli venire la peste.
A tutti.
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mentre corro in equilibrio sopra al ciglio stesso della vertigine
scorgo margini taglienti pronti a penetrare la realtà compiacente
bisturi e lamette
affondare la carne del mondo
che semplicemente ha smesso di esistere
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pellegrinaggio della fine dei giorni
Cosa inabita sperduto le recondite caverne inaccessibili alla veglia?
Caos striscianti che trascendono la logica del nulla
forme in movimento che aderiscono alle ragioni del vuoto
distillo istantanee di pneuma coatto
ribellandomi ai dettami del mio creatore adesso osservo
atterrito
il perpetuarsi delle meccaniche rituali
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hikikomori
Non mi toglierete il mio giocattolo.
Anche perché, secondo me, funziona ancora benissimo.
Arrancare ancora in trance verso l’orizzonte digitale
faccio fatica a respirare
dimentico, funesto, nostalgie cerulee che servono a scenografia per implosioni a venire
scelte sbagliate, una malaugurata voglia di stare a vedere –
ancora una volta, per capire
commemoro, affranto, quello che avrebbe potuto essere
poi me ne dispiaccio
poi mi improvviso torcia, e-vado a vedere
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Questo perché le principesse nelle favole si innamorano solo dei principi, o degli anfibi destinati a diventare tali.
Mai che si innamorino, che ne so, dello stalliere.
O del bottegaio.
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Giorni d’ibernazione letargica.
Noiosi ma comodi.
Il fumo aiuta parecchio riguardo la faccenda del sonno.
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Giantonio quel giorno era triste, imprigionato com’era in un cubo psichico di ilarità mancata, scopi funesti, marciscenze.
In tv davano il film di Cenerentola.
C’era una volta una sporca ragazza di nome cenerentola.
Avea le orecchie pien di cerume e non si faceva mai i baffi.
A conti fatti, vista da una certa angolazione e sotto una certa luce, sembrava un tricheco, o un lamantino, è più corretto, visto che non tenea le zanne.
Suo spasimante perditempo e per tre quarti cicisbeo era un certo Giottomane da Rovidendro, lurido lacchè parassita di una corte scellerata e dedita all’onanismo intellettuale.
Nemico giurato di Giottomane era invece Rodriguez, anche lui spassionatamente innamorato di Cenerentola.
Cenerentola a sua volta, aveva un padre, un padre di nome Sottaceto Bonario da Torre a Mare, che però a ventitré anni cambiò nome in Santuario Benevolo della Luz di IddioNostroSignore Jisus Christi Sulla Croce di Nostro Signore, Amen.
La madre di Cenerentola era un programma del governo statunitense atto a sviluppare super poteri psico-fisici in seguito all’assunzione prolungata di droghe psichedeliche e tavolette di caffeina da 750 mg.
ma forse Giantonio, stava soltanto sognando.
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horrorZ
-Pronto l’agenzia immobiliare?
-Si, mi dica.
-Senta vorrei una casa per me e la mia famiglia, sa com’è, vorremmo viverci, non è che per caso ha una bella casa normale dove vivere?
-Abbastanza.
-Sicuro che non ci siano i fantasmi o altro?
-Sicurissimo.
Due mesi dopo
-Pronto polizia?
-Si, ci dica
-Senta credo che nella mia casa ci sono i fantasmi.
-Siete sicuri?
-Dipende
-In che senso?
-Nel senso, abbiamo visto delle sedie in cucina ballare la mazurca in aramaico, ma mio marito dice che è colpa della peperonata di ieri sera, non è ancora molto convinto, cosa mi consiglia?
-Ha provato a rivolgersi a un mago o un truffatore prima di chiamare la polizia cioè noi?
-Non ancora a dire il vero
-E cosa aspetta? Chiami subito signora e riceverà in omaggio un medaglione magico della potenza di circa 33 centesimi dai cinesi tossici come la peste immaginaria che tutto pervade, immarciscente, luminescente al contrario, come ogni colore dell’arcobaleno non esiste alcun motivo per poi stare a pensare a evenienze apocalittiche e disastrate memorie su una spiaggia di miseria nevrotica e cosa rimane, del resto, di un paffuto sentore di muffa gravitazionale, disastroso miracolo dell’inverosimile speme mai sopita, fino ad ora, d’incanto.
– Non credo di avere capito.
-Ha provato a rivolgersi a Barbara D’Urseeeeeeee!?!?!?
-No… non proprio almeno, non direttamente, dovrei?
-Certo che no, ma accenda ventitrè ceri a alla D’Urse e preghi per il meglio, vedrà che col tempo le cose miglioreranno. Ci faccia sapere, mi raccomando!
-D’accordo.
1 settimana dopo
-Pronto polizia?
-Pronto signora? Ci dica, come è andata?
-Mah… non saprei, so solo che adesso le sedie oltre a ballare la mazurca in aramaico hanno trasformato mio marito in una planetaria per farci i dolci che vedono nelle ricette di Alessandro Borghese sulla 8 giorno e notte notte e dì, in replica totale e continuata senza possibilità di redenzione alcuna e vagamente desiderata.
Inoltre due di esse fumano e mi si impuzzisce tutto il pelo del gatto. Consigli, opinioni sul da farsi?
-Non so signora veramente il mio collega mi ha passato il telefono a metà conversazione e purtroppo non ci ho capito molto, inoltre, mi sto pure facendo le unghie, sa com’è.
-D’accordo.
Non mi ritengo molto soddisfatta da questo servizio di polizia, credo che mi rivolgerò a un mago truffatore.
-Pronto, mago truffatore?
-Si sono io, mi dica pure signora.
-Senta, non è che per caso può venire a casa mia a togliere i fantasmi dalla sedie della cucina e metterli che ne so, in quelle del balcone che tanto non ci andiamo mai e almeno danno fastidio ai vicini?
-Si signora, come è ovvio, fanno 15 euro a fantasma. Per due euro in più le offro pure una spiegazione dettagliata del fenomeno demonologico essoterico avveneristico e catalinflangente, detto alla cinese.
-Mhh no no mi dispiace, lei non è abbastanza truffatore, non vorrei risparmiare troppo sa, ci tengo a un certo tenore di vita.
-D’accordo signora se vuole le do il numero di mio cugino Alberto.
-Mh no no grazie non mi piace come nome.
-Federico?
-Neanche.
-Palinsesto?
-Non è un nome
-GiorgioCanotta?
-Suona bene ma no, non insista e vaffanculo.
-D’accordo.
Vabbè il mondo è un posto ostile di suo, cinque sedie indemoniate in cucina mi sembrano la giusta ciliegina sulla torta karmica – mi sa che me le tengo – a sto punto.
Ma proprio quando la signora aveva deciso di tenersi la maledizione delle sedie le si indemoniò anche il divano del salotto e a poco a poco tutta la casa ma lei rimase sempre con quel sorriso sulle labbra che l’aveva resa celebre un giorno da qualche parte, nell’angolo buio che ti ostini a chiamare cuore e invece è solo una carie. -
I ruoli che ci viene la malaugurata idea di assumere
VS
quelli che ci vengono inflitti.
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“Percorsi incomprensibili tracciano alfine la nostra vita, irriducibili”
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districando pochi momenti a caso
danza tagliente – melodia di lame in espansione perenne
è il tacito assenso che uccide
dentro a spirali di fumo compatto
poche luci hanno ragione di esistere
dimentico di ogni leggiadria mi accingo a creare
nevrastenie dilaganti, dati di fatto, complotti
e ancora mal di pancia infiniti, per chi come me, ha dovuto sbagliare
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I vermi ballano.
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EDIT: Le streghe di Salem verso la fine si trasforma in una trashata violenta.
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Mr. Pickles
Ogni giorno una stronzata per andare a letto più sereni.
197 like.
Quando dormo poi mi sveglio ancora più stanco di prima, ancora più agitato.
Oggi ho guardato di nuovo The Witch, il film di Eggers, impossibile non tifare per le streghe, o per il caprone, o per il grano malato, o per il morire di fame, tutto insomma fuorché la famigliola iper-protestante infelice per forza di cose.
E dopo di quello, tanto per calcarci la mano, Le streghe di Salem, di Rob Zombie, con la moglie super bona, Qualcosa-Moon, bello e che inquietante anche quello, visionariamente blasfemo con quelle cose che si muovono nell’appartamento alla fine del corridoio e poi niente, credo che la smetterò per un po’ di drogarmi di caffeina in pillole che oramai non mi fa più niente a parte farmi venire la febbre, e la nausea, e i brufoli sul culo, immagino.
A proposito di bestialità.
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Tanto a te la befana ti porta solo ciugomme alla menta.
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13 candles black and red burning bright
I always burn black candles in the night -
Pare che ogni tanto a qualcuno gli parte lo svirgolo.
E si mette a sparare sentenze.
Io invece, nel frattempo, ho trovato del fumo decente.
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il suo cieco splendore casuale
ottemperava al fabbisogno di carne e malizia
sangue quotidiano a tradire
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learn to swim
campi asimmetrici irradiano su madri confuse sinergiche convulsioni rattristate alquanto da pavide spemi luccicanti. a caso specchi risolvono arcani di cui né a me né a voi sarà mai dato sapere. e le persone cercano di esistere fingendo di non avere capito. si conoscono e si amano, forse, ma poi di sicuro si lasciano.
scusate ma anche oggi sento il bisogno di tirare giù due righe.
salivali confessioni di una donna ragno.
ha gli ormoni in fermento la tipa.
che mentre balla tizi strafatti la leccano.
non so dove.
converge spasticamente al sistema.
ci sarà un tempo in cui
c’è stato un tempo in cui
osserva annoiato la scena, beatificando un suo sopracciglio usato.
dorata era la voce
di quante splendide giornate di sole
avrai fatto volentieri a meno
di quante amichevoli strette di mano
cala la notte, sulla città
magnificandone le luci
occultando le sue miserie
non me ne sbatte un cazzo
è più facile pensare
tieniti in forma, vai a dormire presto la sera, lavora
sublima gli attimi in un compromettente distillato di spirito
dimentica
fatti un favore
perdonaciSome say the end is near
Some say we’ll see Armageddon soon
I certainly hope we will
I sure could use a vacation from this -
denunciata ogni ipocrisia al dio giusto che dall’alto ci osserva schifato e commosso
liberatomi dal peso di ogni ingombrante giudizio
asceso per forza di cose
amabili ricadute al contesto immobile che urla
poco innocente
intricati sistemi carichi di malizie affatto randomiche.
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Potessi parlare liberamente, almeno qua sopra, finirei con annoiarmi presto, di me stesso in primo luogo.
Costretto a reinventarmi, rigo dopo rigo, per lo stupido gioco che mi sono imposto di stare a stupirmi per necessità inerenti al mio – di intrattenimento.
Se soltanto scrivere mi riuscisse bene quanto lamentarmi.
Al momento odio fare entrambe le cose.
-Clodovea-
Ella ciancicava baratti disumani per il puro gusto sinaptico di starmi sulle balle.
Bella come un petalo di ricino in preda a manie di grandezza, si lasciava trasportare da un vento malevolo ma affascinante come un sonno di trentasei ore inframezzato da uno spuntino a base di abbacchio e champagne.
Amarla per dispetto mi riusciva facile, quanto inutilmente oscuro e fastidioso.
L’avrei ultra-volentieri rinchiusa in un dungeon.
(La canzoncina è tratta da una storia vera)